SCUOLA DI FUMETTO # 101


All'interno della rivista Scuola di Fumetto (gennaio/febbraio 2016) è stata pubblicata una mia intervista, a cura di Laura Scarpa, dove parlo del libro "Scedola-Patofies" e dell'attività di didattica del fumetto a scuola.



IL FUMETTO E IL DIALETTO A SCUOLA
Il fumetto si muove e agisce anche in zone meno vivibili, ma non per questo meno importanti o di qualità. È il caso di Manuel Riz, creatore, in lingua ladina del simpatico Scedola, ma oltre alla satira, Manuel Riz insegna e porta il fumetto tra i banchi di scuola e in un manuale per ragazzi in ladino.

Nel 2014 Manuel Riz ha ricevuto a Lucca Comics la menzione speciale per il suo Scedola-Patofies, un volume che non solo ha delle belle storielle, ma che è anche un vero libro-progetto, con grande unità di forma grafica coordinata al fumetto.

Nonostante il premio a Lucca Comics, non sei ancora un nome noto nel fumetto, anche perchè lavori a livello locale e meno noto anche di un pur locale "Vernacoliere". La tua scelta di lavorare all'interno della regione e in lingua ladina a quali motivi è dovuta?
Il libro Scedola-Patofies è una raccolta di storie autoconclusive uscite sul giornale in lingua ladina "La Usc di Ladins" dal 2006 al 2013 dove ho raccontato attraverso il personaggio Scedola le vicende sociali e politiche delle valli intorno al massiccio del Sella, cogliendo il lato più sarcastico della mia gente e tentando di stimolarla ad una coscienza autocritica. Quello che ho voluto far emergere con questa raccolta di fatti reali, ma rivisitati in chiave satirica,  è il paradosso della società ladina, ricca di cultura, tradizioni, con un ambiente dolomitico bellissimo, ma incapace di mediare e/o controllare lo sviluppo turistico in maniera graduale, spesso causa di un'espansione devastante e innaturale per le piccole realtà di montagna.

Scedola, raccontaci la nascita del personaggio e del suo nome.
"La Usc di Ladins" nel 2000 aveva indetto un concorso per la creazione di un personaggio da utilizzare come fumetto e vignette satiriche all'interno delle cronache settimanali.
Seppur avessi da poco terminato i miei studi in scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, non mi ero mai particolarmente interessato al fumetto, tranne ai tempi della scuola elementare durante i quali mi ero fortemente appassionato ai fumetti di Bonvi e alle sue Sturmtruppen, così quasi per caso ho iniziato a mettere sulla carta qualche schizzo preparatorio, cercando da subito di dare al personaggio una caratterizzazione molto simile a quello che avevo prodotto fino a quel momento in scultura, ovvero la ricerca di un volto con poche linee molto concise che potessero comunicare facilmente diverse espressioni.
Per l'abbigliamento ho voluto fare un salto all'indietro trovando lo stimolo giusto in alcune vecchie fotografie dei primi del novecento, che rappresentavano dei ragazzini/pastori dallo sguardo furbo, cosicché il mio personaggio l'ho vestito come quei bambini: con ai piedi le "dermenes" chiodate (scarpe con la suola in legno), calzini di lana, pantaloni stretti sotto al ginocchio, e in testa un cappello nero munito di piuma di gallo.
Ma una cosa molto  importante che ancora mancava era il nome. Mi è tornata utile nuovamente la mia passione per l'intaglio di maschere lignee della tradizione locale, le Faceres, infatti al termine di una giornata di lavoro nel mio laboratorio, a terra giacevano migliaia di trucioli, che in ladino vengono chiamati "scedoles", che raccoglievo per poi bruciarli nella stufa, ma qualcuno mi sfuggiva sempre sotto qualche vecchio armadio e lo ritrovavo magari alcuni mesi dopo! Da lì mi è venuto SCEDOLA! Questo era il nome giusto! Un piccolo personaggio, lo scarto, l'ultimo della società, che però come un truciolo, si infila nelle zone più nascoste dando fastidio nel momento giusto con le sue battute taglienti anche alle personalità molto più autorevoli di lui. così dopo più di quattordici anni di satira, ho iniziato anch'io a guardare il mondo con ochhi critici, che forse non avrei mai avuto senza l'utilizzo del disegno.

Come hai lavorato al libro? Non è solo una raccolta di strisce, so che ti sei impegnato nel progetto...
La realizzazione di questa pubblicazione, che raccoglie vignette e pagine grandi, l'ho seguita passo dopo passo, dalla parte burocratica nei vari uffici per la richiesta di contributi, fino al lavoro gomito a gomito con il grafico, alla scelta del formato e della carta; un lavoro impegnativo, ma per me è importante dare dignità al medium fumetto, anche se di nicchia e non distribuito da un grande editore.

Hai mai provato a uscire dal tuo ambito regionale? Se pubblicassi fuori dalle tue valli, che tipo di fumetto sceglieresti? Sempre bonariamente satirico?
Talvolta sono uscito dal mio ambito locale, soprattutto con i disegni satirici ho partecipato negli anni a diversi festival e concorsi; per quel che riguarda il fumetto l'unica pubblicazione a livello nazionale è stata su "XL" di "Repubblica" in occasione del concorso "I love Pazienza", dove è stata premiata una mia storia.
In futuro mi piacerebbe avere esperienze anche al di là delle mie montagne, ho diverse idee in testa che mi piacerebbe sviluppare, sia di stampo umoristico che no.

Oggi quali autori ami leggere e guardare? Che tipo di fumetto ti ispira? La tua è una grafica molto raffinata, con un uso molto colto e controllato della linea e delle vignette, fino alla scelta cromatica. Ci sono alcune pagine che ricordano la struttura regolare e grafica di alcuni fumetti americani, come quello di Chris Ware. È un autore a cui guardi? In qualche modo, hai anche, mi pare, qualche punto in comune con Alessio Spataro... come lui senti di derivare da Pazienza o piuttosto sei un nipotino di Winsor McCay?
Per il giornale disegno settimanalmente una vignetta, ma fino a due anni fa realizzavo una volta al mese una storia autoconclusiva a tutta pagina. Per questo motivo mi sono documentato molto su come venivano realizzate graficamente queste tavole autoconclusive dall'epoca delle pagine domenicali di comics americani di Winsor McCay fino a Chris Ware, cercando con il passare degli anni di trovare una mia struttura grafica.
Poi la mia grande fortuna è stata quella di incontrare ai corsi di fumetto di Acquaviva Picena maestri come Giuseppe Palumbo e Massimo Bonfatti, che con il passare degli anni mi hanno sostenuto, corretto e stimolato nell'andare avanti nella mia ricerca.
Per quanto riguarda invece la satira ho stretto una grande amicizia con Marco Tonus, geniale disegnatore satirico contemporaneo, con il quale ci siamo sempre confrontati e stimolati a vicenda, tutto questo mi ha aiutato a crescere nel "segno" e nella "testa".

Quali sono le motivazioni delle tue storie? A parte il lato comico e satirico, mi sembra che di fondo tu sia animato sempre da un interesse morale e culturale che vanno assieme. Quando scrivi quale punto focalizzi per primo?
Disegnare satira per un giornale locale vuol dire non essere indifferente a quello che accade intorno a me dal punto di vista politico, sociale, ambientale... Nelle mie storie o vignette ho sempre cercato di avere un linguaggio che stimoli il lettore ad una riflessione sulla tematica che prendo in considerazione. Ovviamente, quando si inizia a criticare o stuzzicare i "poteri forti" locali, cominci ad essere notato nel bene e nel male, quando sono iniziate ad arrivare in redazione telefonate, lettere di lettori o avvocati, ho capito che i miei disegni cominciavano a funzionare.

Passiamo ora al tuo lavoro di insegnante. Credo fosse Ermanno Detti che, nel volume Fumetto tra cultura e scuola, negli anni Settanta, parlava di esperimenti molto interessanti, proprio per l'uso del fumetto anche nell'apprendimento comparativo tra lingua italiana, lingua straniera e dialetto. Tu, che fai molto lavoro sulla lingua ladina, come la usi a scuola nel fumetto?
Il fumetto diventa un buon veicolo per utilizzare la lingua ladina fra i ragazzi. Nelle nostre scuole il ladino viene insegnato fin dalle scuole elementari, e a loro viene abbastanza naturale scrivere anche in questa lingua.
Oltre alla scuola anche le altre istituzioni culturali della Val di Fassa si stanno impegnando sempre di più per dare dignità a questa lingua antichissima, utilizzandola anche con i nuovi media più accattivanti per i giovani come i cartoni animati, programmi televisivi, cd musicali...

Sei autore di un libro di didattica del fumetto, che utilizza come testimonial il tuo Scedola e con i lavori dei ragazzi. Un bel manualetto, molto utile, ce ne parli?
Il manualetto che è stato prodotto dalla scuola stessa, ha la funzione di insegnare le basi del fumetto spiegate direttamente da Scedola, ed è stato voluto perché il linguaggio dei comics e considerato altrettanto importante per diffondere la lingua, ma allo stesso tempo per insegnare a raccontare una propria storia tramite una sequenza disegnata.

Che classi hai? Come reagiscono i ragazzi all'inizio, e successivamente? Che fumetti leggono i ragazzi oggi?
Io insegno educazione all'immagine alla scuole medie, le lezioni sul fumetto le svolgo o in laboratori pomeridiani di un quadrimestre o in unità didattiche più brevi con ragazzi dagli 11 ai 14 anni. I miei alunni sono molto entusiasti di disegnare, anche se non leggono fumetti a questa età, ma piuttosto negli anni precedenti, per cui conoscono Topolino, Asterix e qualcuno anche Diabolik!

Insegni più il disegno o piuttosto la narrazione? A che cosa dai più importanza? Che cosa cerchi di ottenere da loro o di stimolare?
All'inizio spiego come e dove è nato il fumetto ed i suoi precedenti artistici nelle epoche più antiche, in seguito cerco di stimolarli nel raccontare qualcosa e avere la famosa "idea" da cui patire. Quello che piace ai ragazzi è soprattutto la libertà d'espressione che ha il fumetto, li vedo felici quando possono disegnare cose esagerate e caricaturali e io li stimolo a farlo, così il corso di fumetto diviene anche una valvola di sfogo dei loro pensieri e un momento di scambio collettivo di idee e punti di vista.

Quali sono le loro maggiori difficoltà?
Trovare l'idea iniziale, una trama interessante e saperla sviluppare. Molto spesso faccio sì che prima di iniziare il definitivo, i ragazzi si scambiano gli storyboard per vedere se la storia "funziona", in particolar modo nel finale.
Poi un'altra cosa difficile, in particolar modo le prime volte, è l'inchiostrazione e il tenere pulito il foglio. Solitamente inchiostrano con la china ed il pennino e dei pennarelli più sottili per i testi e per i dettagli del disegno.

Che cosa hai imparato, insegnando ai ragazzi? Quali risultati ottieni e quali cose ricavano i ragazzi da questa esperienza?
Come insegnante ho imparato a non "essere geloso" dei trucchi del mestiere, ma cerco sempre di portare nella scuola quello che io ho imparato dai miei maestri, le mie esperienze esterne come disegnatore, raccontando anche le mie difficoltà iniziali e la gran pazienza che ci vuole nel portare avanti questo tipo di attività.
I risultati alle volte mi deludono alle volte mi stupiscono! Ci sono ragazzi molto portati sia per il disegno che per il racconto, anche se più spesso capita che le idee siano banali, copiate da internet, ma cerco di far passare il concetto di essere originali e questo porta loro più soddisfazione al termine del lavoro.

Che ne pensi del fumetto a scuola? Come andrebbe inserito, oltre che con l'attività, e in che modo?
Il fumetto a scuola ha una potenzialità enorme, non solo per quel che riguarda la mia materia artistica, ma anche in storia, italiano... Ci sono tanti libri a fumetti, anche di autori contemporanei, che narrano le vicende di personaggi o situazioni storiche, sociali e che gli insegnanti dovrebbero sfruttare per insegnare le loro materie, non solo alle scuole medie, ma anche alle superiori. ho avuto colleghi con cui ho collaborato sui fumetti da utilizzare nella loro materia per rendere più accattivante lo studio a casa.
Per esempio l'anno scorso un mio studente ha portato come tesina di terza media il fumetto come tema centrale ed è riuscito a collegarlo ad ogni materia d'esame; pensiamo a Maus di Spiegelman più volte lo consiglio di leggere ai ragazzi per capire, attraverso gli occhi di un sopravvissuto, quella tremenda parte della storia. Oppure un'altra cosa che potrebbe essere utilizzata di più è il cinema d'animazione, anche in questo caso una mia studente ha portato Miyazaki e Tim Burton all'esame finale trovano argomentazioni originali in ogni materia.
devo dire che ho la fortuna qui in val di Fassa di lavorare con dei colleghi, spesso della mia generazione, con grande apertura mentale e disponibili ad accettare suggerimenti e proposte, basta pensare al manualetto di didattica del fumetto. L'idea è partita dalla dirigenza, in particolare dall'ufficio che si occupa della formazione e ricerca della didattica in ladino, di utilizzare e sviluppare una pubblicazione che utilizzi il fumetto come medium per raccontare se stessi e il mondo che li circonda. non è che tutti diventeranno fumettisti, ma magari fra di loro c'è anche qualche futuro sceneggiatore, regista... l'importante è fare un'esperienza nel percorso scolastico.
Molti ritengono che le giovani generazioni siano composte solo da fannulloni sempre con lo smartphone in mano, ma ci sono ragazzi molto sensibili e che hanno voglia di fare. Ho una grande fiducia nel futuro, purtroppo in tv o sui media passano spesso solo le cose brutte che accadono a scuola, ma ci sono tante piccole realtà e "insegnanti eroi" in giro per l'Italia che lavorano bene da anni senza tanto clamore mediatico ed è un'occasione persa non farle conoscere. Non voglio dire che da noi sia un paradiso terrestre, ci sono i problemi e le tensioni in ogni luogo di lavoro, questo è normale, ma si lavora bene.

Fumetto e didattica... qualche considerazione finale.
Penso e vedo che nella scuola contemporanea ci sono molto insegnanti preparati anche  a parlare di fumetto all'interno delle loro materie. Molti più colleghi oggi, rispetto a 10 anni fa, leggono graphic novel o conoscono gli autori contemporanei come Spiegelman, Igort, Gipi, Zerocalcare... dunque ritengo che sia veramente il momento di portare la letteratura disegnata fra i banchi partendo dalle scuole elementari fino all'università. Quando ho fatto il mio corso abilitante abbiamo avuto professori universitari ed esperti che ci parlavano di fumetto nella didattica, basta solo che ci sia la volontà di farlo de parte degli insegnanti, perché la potenzialità di questo medium è davvero enorme.