FASSA NEWS - All'Alba con Vinicio Capossela

Intervista a Vinicio Capossela su Fassa News a cura della giornalista Elisa Salvi. Nell'articolo si parla del concerto al Vajolet per I Suoni delle Dolomiti con Psarantonis e dell'amicizia e collaborazione che lega me e Claus Soraperra a Vinicio Capossela.

ALL'ALBA CON VINICIO CAPOSSELA
Il raffinato cantautore torna per "I Suoni delle Dolomiti" ad esibirsi il 3 agosto in Val di Fassa, cha conosce anche grazie a un paio di amici di Canazei, gli artisti Claus Soraperra e Manuel Riz

(...) Vinicio Capossela lei ha partecipato a diverse edizioni de "I Suoni delle Dolomiti", cosa apprezza di questo festival?
Il senso dell'altezza. Il fatto che non releghi in sale chiuse e asettiche la musica, ma che la restituisca al vento, alla roccia, all'eco. Le Dolomiti sono un santuario a cielo aperto che ci restituiscono nel silenzio il senso del sacro che doveva avvolgere il mondo quando la natura era la manifestazione della divinità. La musica è nata forse da questo desiderio di manifestare il divino che c'è in noi, quello che ci fa avvicinare alle cose grandi, ci fa intuire il mistero delle origini. La montagna ha il dovere di farci sentire minuscoli quali siamo, però in grado di precepire il "più grande di noi".
Nel 2005 si è esibito in Val di Fassa al rifugio Sassopiatto con Mario Brunello, che ricordo ha di quell'esperienza di primo mattino?
Arrivammo a piedi la sera prima. Vedere tutte quelle tende accampate attorno al rifugio, girarci in mezzo, mi ricordava i racconti delle notti precedenti le battaglie dell'epopea napoleonica. E poi questo ininterrotto ascendere di lumini per il sentiero. Una teoria, una processione di lucciole nella notte. Persone che continuavano a salire, per non mancare l'alba. Il freddo del mattino. Le grappe dopo il concerto all'aperto. Tutta questa gente. E poi, dopo due ore, quando mi risvegliai più nessuno. Tutta quella gente era scomparsa. sostituita da torme di escursionisti, con i loro abiti in fibra e il bastone in poliuretano. Me la svignai anch'io scendendo la montagna assieme al mago Cristopher Wonder, che aveva gli stivaletti con tacco, come suo solito. Una scena davvero western.
Quest'anno è, sempre per una "Alba delle Dolomiti", al Rifugio Vajolet, può anticiparci qualcosa del suo spettacolo?
La cosa più importante di questo concerto è la presenza di questo straordianrio artista cretese: Psarantonis. Un mito vivente. Una specie di Zeus con la lira. viene dal monte Psiloritis, dove il mito vuole che sia stato allattato Zeus. Una sua canzone lo dice: Zeus era un pastore ed abitava a Psiloritis... la musica cretese ha qualcosa di profondamente ancestrale, primitivo e mitico. Le madinades, i versetti in metrica che si cantano su quella musica che accompagna riti e matrimoni, sono versi di straordianria forza poetica, spesso composti da pastori, da gente non istituzionalmente istruita, che sa cantare il mondo dal suo inizio. Psarantonis è il più originale, ascoltare è come ascoltare la roccia, il verso dell'aquila, il canto degli alberi, o del vento. Suona la lira cretese e verrà accompagnato dai suoi figli, musicisti anch'essi. Suoneremo insieme diversi brani "omerici" dall'album"Marinai profeti e balene" e altre cose. Ma soprattutto sarà l'occasione, per il pubblico italiano, di scoprire questo straordinario aedo, nel suo ambiente naturale, il sorgere del sole, la roccia, il vento.
Nei suoi lavori, spesso, ha espresso la montagna come metafora di una condizione umana, di radici, ma anche di zone d'ombra. Che rapporto ha con i territori montani e con le vette, rappresentano punti di riferimento, limiti o luoghi da passare per andare oltre?
Il mio amico poeta Vincenzo Costantino, Cinaski, diceva: le cose grandi devono essere lasciate in pace, come il ciclope o la montagna. Non sopportava l'idea che i piccoli uomini le molestassero con le loro bandierine. Credo che la montagna ci ricordi in modo estremamente concreto l'imponenza, l'innocenza, la sacralità della natura e che imponga un patto di rispetto. La montagna ci impartisce sempre e senza giri di parole, la lezione della natura. Il banco di prova della consapevolezza di non essere i soli abitanti di questo pianeta.
Lei conosce un paio di artisti fassani: il pittore e poeta Claus Soraperra e il fumettista Manuel Riz, cosa l'ha colpita di loro?
La loro trasformazione in Krampus (maschere di diavoli, che nella tradizione locale accompagnano San Nicolò, la sera del 5 dicembre, in giro per i paesi e nelle case dei bimbi fassani). Sono come lupi mannari. Tu li vedi, sono persone amabilissime. Grandi artisti, grande senso civico, persone specchiate. Poi, la notte del 5 dicembre si trasformano. Gli vengono le unghione, i peli, diventano seguaci del grande Crapone, da cui forse viene Krampus. Insegnano la paura, "iniziano" al mistero. Ci riportano il senso antico della festa, dell'estasi, dell'uscita di sé. Andrebbero tutelati come beni culturali. Come si tutela il fuoco, o il bosco. E anch'io, in loro compagnia divento, "l'om dal bosch", il selvatico!
Con Riz e Soraperra è venuto in contatto con alcune peculiarità della cultura ladino-fassana, i riti di San Nicolò e il carnevale con le sue maschere che hanno origini antiche così come la lingua Ladina. Ci sono altri aspetti di questa cultura o della Val di Fassa che la incuriosiscono?
Sono molto affascianto dalle leggende, dai racconti, dalle figure mitiche, dalle ballate e da tutto quello che ha a che fare con l'inverno. L'inverno è la stagione dei fantasmi che si fanno racconti e abitano le case. Riz e Soraperra sono per me come dei Virgilio, che mi accompagnano invece che all' inferno, nei gironi della montagna incantata, sono i ricercatori degli gnomi nascosti nei racconti.
In aprile, oltre a chiudere con successo il tour europeo "Rebetiko Gymnastas" è uscito il film d'animazione "Le avventure di Zarafa-Giraffa giramondo" per cui ha firmato un brano originale della colonna sonora, oltre che il doppiaggio di un personaggio. Un'esperienza insolita, quest'ultima, che intende ripetere?
Non saprei, è capitato. Mi piacciono i racconti di animali. Questa è la storia della prima giraffa di Francia...del senso di meraviglia che destava il suo passaggio. Ci sono altri animali che vorrei doppiare, quello che mi incuriosirebbe di più è quello che nessuno ha mai visto, "l'om del bosch", l'uomo selvaggio appunto. Per il momento mi limito a pubblicare questo libro che si chiama "Tefteri, il libro dei conti in sospeso", si parla di rebetiko, di Grecia e di crisi, è una specie di diario civile sul tema dell'identità. Il conto in sospeso per ognuno è scegliere di cosa essere fatti.